Tartarughe a rischio, la principale causa è la plastica

L’inquinamento dei nostri mari ha raggiunto livelli allarmanti. A rivelarlo sono le tartarughe marine, preziosi indicatori dello stato di salute dell’ecosistema.

Le tartarughe sono a rischio a causa di numerose attività umane. La plastica, in particolare, viene ingerita dall’80% delle testuggini presenti nel Mediterraneo.

Tartarughe a rischio, perché l’inquinamento dei mari è pericoloso

L’inquinamento dei mari rappresenta una minaccia devastante per le tartarughe marine.

Questi affascinanti rettili popolano i nostri mari e oceani da 225 milioni di anni e oggi sono in pericolo a causa del crescente inquinamento nel loro habitat naturale.
Le principali minacce sono:

  • Degradazione dei siti di nidificazione
  • Catture accidentali con reti a strascico
  • Ingestione di plastica
  • Cattura per la vendita illegale
  • Intrappolamento in oggetti plastica
  • Incubazione e schiusa uova alterati a causa delle microplastiche

Perché le tartarughe mangiano la plastica

Le tartarughe marine spesso ingeriscono plastica scambiandola per cibo. Questo fenomeno, devastante per la loro sopravvivenza, è dovuto a due diversi fattori:

  • Visivo
  • Olfattivo

I sacchetti di plastica e altri detriti assomigliano molto ad alcune delle prede naturali, come per esempio le meduse, inducendo le tartarughe in errore.

Ma l’aspetto visivo sembrerebbe non essere la principale causa dell’ingestione delle materie plastiche da parte degli animali marini. Una ricerca pubblicata sulla rivista Current Biology nel 2020 ha evidenziato come l’odore della plastica attiri le tartarughe.

L’esperimento è stato condotto su 15 tartarughe Caretta Caretta. Ciascuna di loro è stata esposta a quattro tipi diversi di odori: acqua deionizzata, cibo per tartarughe, plastica pulita e “plastica biofoulling”.

La ricerca ha evidenziato che gli odori derivanti dalla “plastica biofoulling” hanno suscitato risposte uguali a quelli del cibo.

Questo perché il biofoulling è un processo attraverso cui microrganismi e alghe crescono e colonizzano la superfice della plastica immersa nei mari, creando profumi simili a quelli degli alimenti marini. Le tartarughe, basando parte della loro ricerca di cibo sull’olfatto, vengono ingannate da questo fenomeno.

Piccola tartaruga che va verso il mare
Foto di Kanenori da Pixabay

Le tartarughe sono in via di estinzione

Le tartarughe a rischio Caretta Caretta che popolano il Mediterraneo sono animali molto sensibili.

Questi rettili rappresentano un importante indicatore dello stato dell’ecosistema marino. La loro salute è correlata a quella dell’ambiente nel quale vivono, per questo sono dette anche “sentinelle dei mari”.

La concentrazione di microplastiche nel loro organismo, ingerita in modo accidentale o indiretto, indica come le acque di questa porzione del Mar Mediterraneo siano pericolosamente inquinate.

Nel 2015 questa specie è entrata nella lista rossa IUCN (Unione internazionale per la conservazione della natura) come una delle più minacciate e a rischio estinzione.
La valutazione del rischio estinzione della tartaruga è livello VU (vulnerabile), significa che la probabilità è superiore al 10% in 100 anni.

Tartarughe e plastica, le conseguenze

Le tartarughe sono a rischio a causa dell’inquinamento poiché le microplastiche tendono ad accumularsi nella parte terminale del loro intestino. Arrivate in quel punto, i frammenti si depositano e vi restano per molti giorni prima di essere espulsi.

Questo fa sì che i composti chimici e i batteri che popolano i polimeri sintetici, vengano assorbiti all’interno dell’organismo e danneggino i tessuti intestinali.

Dall’analisi dei campioni fecali di 45 tartarughe ricoverate nel Centro di Recupero, Cura e Riabilitazione delle Tartarughe Marine (CRTM) di Riccione, è risultata un’alta percentuale di detriti plastici.

Questo significa che gli inquinanti sintetici sono ormai parte integrante della catena alimentare delle Caretta Caretta, tra le più delicate specie animali marine.

Lo studio evidenzia come le microplastiche influenzino negativamente anche il microbiota, l’elemento che regola la digestione e il metabolismo, con conseguenze dirette sul sistema immunitario.

Le strutture che salvano le tartarughe a rischio

In Italia, la salvaguardia delle tartarughe marine è diventata una priorità grazie a varie strutture dedicate che operano lungo le coste.

Chi avvisti una tartaruga marina in difficoltà può di comunicarne il ritrovamento alla Capitaneria di Porto chiamando il numero gratuito 1530 oppure uno dei centri di recupero tartarughe più vicino.

In tutta Italia si contano più di 30 centri che si occupano di accogliere le tartarughe in difficoltà, prestando loro cure veterinarie e rilasciandole in natura una volta conclusa la riabilitazione.

Questi centri rappresentano un’azione concreta per contrastare i danni causati dall’inquinamento marino. Ognuna delle loro storie ci ricorda che ogni piccolo gesto può fare una grande differenza.

Sostenere queste iniziative non solo aiuta le tartarughe, ma protegge l’intero ecosistema marino.

Scorza la tartaruga marina mascotte di liberi dalla plastica

L’impegno di Liberi dalla Plastica aps

Liberi dalla Plastica si distingue per il suo instancabile impegno nella lotta contro l’inquinamento da plastica, con particolare attenzione alla protezione delle tartarughe marine.

L’associazione ha avviato numerose iniziative a livello nazionale per combattere questo grave problema ambientale. In particolare nel 2022 ha adottato “Scorza”, una Caretta Caretta diventata mascotte dell’associazione, se vuoi conoscere la sua storia leggi l’articolo dedicato qui.

Ogni piccolo gesto conta: ridurre l’uso della plastica monouso, partecipare alle attività dell’associazione e diffondere consapevolezza sono passi fondamentali per garantire un futuro migliore alle tartarughe a rischio estinzione.