Motori di ricerca alternativi, quante emissioni di CO2?

Ogni volta che una parola o una domanda vengono digitate su un motore di ricerca, l’energia elettrica consumata immette nell’atmosfera un certo quantitativo di CO2.

Considerando che oggi si effettuano circa 40.000 ricerche al secondo, si può tranquillamente affermare che i browser contribuiscono all’inquinamento terrestre.

Alcuni di loro, per far fronte al problema e compensare la propria impronta ecologica, hanno messo in campo alcune interessanti iniziative. Qui abbiamo raccolto i motori di ricerca alternativi con le loro azioni solidali e l’impegno per la riforestazione.

Quante emissioni di CO2 comportano le ricerche su Internet?

Con il termine query si definiscono le ricerche tramite parole, frasi o domande, fatte sui principali motori di ricerca. A tal proposito i dati di Website Rating sull’anno appena trascorso parlano chiaro: solo su Google ne vengono elaborate 3,9 miliardi al giorno.

Rispetto al 1998 in cui, quotidianamente, erano a malapena 10.000, negli ultimi anni c’è stato un aumento esponenziale, fino a toccare quota 40.000 ricerche al secondo nel 2021.

Fin qui tutto ok, se non fosse che ogni query impiega un notevole dispendio di energia, che a sua volta emette CO2 nell’atmosfera.

Per Google la cifra stimata nel 2021 dalla piattaforma Tool Tester è di 25g a visita che, con i volumi di oggi, si traduce in 267.240.000.000 grammi di CO2 ogni anno.

Motori di ricerca alternativi e l’impegno di Google

Consapevole del proprio impatto sul pianeta, dal 2007 Google si impegna per mettere in atto azioni solidali e compensare il 100% dei propri consumi energetici.

Nel 2020 è stata la prima big company a neutralizzare tutte le emissioni di CO2 emesse fin dall’anno della sua fondazione, diventando carbon neutral.

Gli obiettivi per il prossimo decennio sono ancora più ambiziosi, con un target che punta a utilizzare solamente energia pulita entro il 2030.

Ma Google non è l’unica tech company attiva su questo fronte. Esistono tanti motori di ricerca alternativi, nati con l’obiettivo di rendere Internet più sostenibile. Qui abbiamo raccolto i più celebri, da conoscere e utilizzare per fare del bene al pianeta.

Motore di ricerca Google

Ecosia

È stata la prima B-Corporation tedesca e oggi conta più di 15 milioni di utenti attivi.

Ecosia è installabile come estensione per Google Chrome e, grazie al suo funzionamento, con i ricavi delle ricerche fatte su Internet vengono piantati nuovi alberi.

Ogni query inserita su Ecosia è legata a delle pubblicità, i cui introiti sono raccolti e utilizzati per progetti sostenibili.

Come quello legato alla riforestazione, per la quale sono stati investiti quasi 13 milioni di euro, per un totale di 150 milioni di alberi piantati dall’inizio del progetto.

Ekoru

Il principio di funzionamento di Ekoru è simile a quello di Ecosia. Ogni volta che un utente clicca su una pubblicità, il ricavato viene donato direttamente a Big Blue Ocean Cleanup.

Un’associazione impegnata nella salvaguardia dei mari e nella riforestazione della Posidonia, alga indispensabile per mantenere gli oceani puliti, in grado di intrappolare la plastica.

Motori di ricerca alternativi: Lilo

In Francia tra i motori di ricerca alternativi più celebri c’è Lilo, i cui ricavi finanziano progetti che fanno bene al nostro pianeta. A oggi lo utilizzano quasi 800mila utenti che, con le loro query, hanno raccolto 4.460.000 €.

Tra le iniziative promosse da Lilo ce n’è una legata alla salvaguardia delle tartarughe, contro l’inquinamento plastico dei mari.

Ocean Hero

Tra i motori di ricerca alternativi, Ocean Hero condivide con Liberi dalla Plastica un obiettivo importante: liberare i mari dalle bottigliette in plastica.

Per farlo utilizza gli stessi principi di funzionamento dei browser appena citati, con la differenza che le cifre raccolte con l’advertising servono per ridurre l’inquinamento degli oceani.

Ogni 5 query inserite su Ocean Hero viene infatti raccolta una bottiglietta in PET che galleggia nel mare. A oggi ne sono state recuperate più di 28 milioni.

Elliot for water

Il suo nome è un omaggio a Helios, il dio greco del sole e della vita, che ha ispirato il founder Andrea Demichelis a sviluppare il progetto.

Per ogni ricerca fatta con Elliot for Water, il 60% degli introiti della pubblicità sono investiti in iniziative sostenibili, come portare acqua potabile dove oggi non è ancora un bene accessibile. L’obiettivo del 2025? Fornire acqua a un milione di persone.

Givewater

Anche Givewater punta a rendere più semplice l’approvvigionamento di acqua potabile con lo stesso meccanismo degli altri motori di ricerca alternativi.

Effettuando le proprie ricerche tramite la piattaforma givewater.com e cliccando sugli advertising si genera un ricavato. Questo è interamente devoluto ai partner che si occupano di fornire acqua potabile e di sanificarla nei Paesi dove c’è più bisogno.

Motori di ricerca alternativi: Rapusia

Il motore di ricerca sostenibile Rapusia funziona come il francese Lilo.

Gli utenti che lo utilizzano per le loro ricerche su Internet generando dei profitti per la piattaforma, scelgono le azioni solidali a cui destinare i fondi. A oggi sono inserite sul browser più di 1 milione e mezzo di query.

Search for planet

Infine, SearchforPlanet.org è una pagina web che alimenta un algoritmo in grado di distribuire tutte le ricerche effettuate dagli utenti verso i vari motori di ricerca alternativi che finanziano azioni solidali, ambientali e riforestazione.

Inoltre, garantisce la privacy degli utilizzatori perché non profila chi la utilizza, non memorizza le chiavi di ricerca e, soprattutto, non cede a terzi dati sensibili.

Si tratta di una pagina indipendente, gestita da una fondazione che si limita a reindirizzare le query verso altri canali che con condividono un obiettivo: rendere migliore il nostro pianeta.

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