Isola dei rifiuti, si chiama Thilafushi e si trova alle Maldive

Alle Maldive, negli anni novanta, è nato un atollo tutto nuovo.

Un paradiso? Tutt’altro! Si tratta di un’isola dei rifiuti ricca di plastica che, galleggiando nelle acque, deturpa il paesaggio paradisiaco dell’Oceano Indiano.

Ecco che cos’è Thilafushi.

Anche alle Maldive c’è un’isola dei rifiuti

Quando si pensa alle Maldive, sono tante le immagini rilassanti che ci vengono in mente.

Le acque cristalline, le tartarughe e i pesci che nuotano attorno alla barriera corallina.

Per non parlare delle isole lambite da lingue di sabbia che, viste dall’alto a bodo di un idrovolante, sembrano decorare il mare come vivaci pois.

Tra Giraavaru e Gulhi Falhu, a ovest di Malé (la capitale dello stato insulare tra i più affascinanti del mondo), c’è però un’isola artificiale che di paradisiaco ha ben poco.

Si chiama Thilafushi ed è una discarica galleggiante dove vengono ammassati i rifiuti provenienti dai principali atolli delle Maldive.

Che cos’è Thilafushi

Quest’isola dei rifiuti è nata nel 1991 per volere del governo maldiviano e funge da discarica municipale per la capitale Malé.

Per realizzarla, è stata bonificata la laguna di Thilafalhu, dove è stata creata l’isola artificiale che oggi prende il nome di Thilafushi.

Inizialmente lunga sette chilometri, su questa lingua, da trent’anni, vengono scaricati quotidianamente chili e chili di inquinanti in plastica e altri oggetti, smaltiti all’interno di fosse scavate nella sabbia.

Oggi, l’isola artificiale è cresciuta in volume e accoglie varie attività industriali che producono emissioni inquinanti.

Secondo Wikipedia, ogni giorno l’isola dei rifiuti maldiviana accoglie più di 300 tonnellate di spazzatura, impiegata per bonificare la terra e incrementare le dimensioni dell’atollo.

Le sue dimensioni crescerebbero infatti di circa un metro quadrato al giorno.

Thilafushi

L’allarme inquinamento nelle acque delle Maldive

Neanche le isole dell’Oceano Indiano sembrano essere al riparo dall’allarme inquinamento.

I detriti in plastica, le batterie e l’amianto sono tra i principali materiali presenti a Thilafushi e, rilasciando microplastiche e metalli pesanti, rischiano di inquinare le acque delle Maldive.

In più, da qualche anno, ci sono tonnellate di inquinanti che galleggiano nella laguna dell’isola, scaricati abusivamente dalle barche che li trasportano.

Turismo sostenibile alle Maldive

Per correre ai ripari, il governo delle Maldive, sta tuttavia promuovendo un concetto di turismo sostenibile, applicato nei numerosi resort e villaggi che costellano le piccole isole dell’Oceano Indiano.

A oggi sono in piedi numerose iniziative di formazione per sensibilizzare la popolazione locale e il personale dei villaggi di lusso verso buone pratiche quotidiane, che possano accompagnare la nuova ondata di turismo sostenibile.

Pulizia delle spiagge e delle barriere coralline, applicazione di una pesca sostenibile sono solo i primi passi, insieme alle raccomandazioni per non disperdere rifiuti in mare e utilizzare il meno possibile bottigliette in PET.

Obiettivo zero plastica, contro l’isola dei rifiuti

Poco prima dello scoppio della pandemia, il presidente delle Maldive Ibrahim Mohamed Solih, ha annunciato di voler ritirare progressivamente dal commercio gli oggetti monouso in plastica.

L’obiettivo? Arrivare al 2023 con zero plastica, senza più tracce di sacchetti e bottigliette in PET, oggi largamente utilizzate per far trasportare l’acqua potabile su tutti gli atolli.

La Zero Plastic Run delle Maldive per un turismo sostenibile

Tra le iniziative che hanno avuto più risonanza a tema salvaguardia dell’ambiente e turismo sostenibile, c’è sicuramente la Zero Plastic Run del 2019.

Una corsa di 5 km nell’isola bonificata di Hulhumalé organizzata a febbraio, che ha raccolto fondi da destinare a ONG impegnate nella lotta contro la plastica.

Gli organizzatori si sono ripromessi di ripeterla nel corso degli anni, finché le Maldive conquisteranno il titolo di Stato a “zero plastica”.

Isola di rifiuti Maldive