Inquinamento del mare, la plastica è la causa principale

Mari e oceani costituiscono il 97% di tutte le acque disponibili e ricoprono il 71% della superficie del pianeta terra.

Questa immensa distesa blu è costantemente minacciata da sostanze inquinanti. L’inquinamento del mare, o marine litter, è una delle emergenze più urgenti da affrontare.

Nell’ultimo secolo il mare è diventato un’immensa discarica nella quale finisce ogni sorta di rifiuto, dagli scarichi industriali alle bottiglie di plastica, fino alle sostanze nocive utilizzate in agricoltura.

Il tutto aggravato dai riversamenti di petrolio in prossimità delle piattaforme petrolifere responsabili delle morie di pesci e dell’avvelenamento degli uccelli.

Nonostante le proporzioni del fenomeno, ciascuno di noi può fare la sua parte per tutelare la salute del mare. In questo articolo sono raccolte le principali cause inquinamento marino e le possibili soluzioni.

Tutti i tipi di inquinamento del mare

Con il termine inquinamento si intende l’introduzione, a seguito di attività umana, di sostanze che alterano le caratteristiche dell’ambiente in cui vengono rilasciate o in cui si propagano.

L’inquinamento degli oceani e del mare può essere causato da differenti fattori. L’80% dell’inquinamento dei mari è dovuto a rifiuti provenienti da terra (es. bottiglie in pet e mozziconi di sigarette) e solo il restante 20% è causato da materiali provenienti dal mare (es. reti dei pescatori).

Ecco quali sono le principali cause dell’inquinamento acque marine.

Inquinamento da petrolio, un disastro ambientale

Questo tipo di inquinamento del mare è causato dalla contaminazione dell’ambiente marino da idrocarburi liquidi, ovvero da petrolio greggio o suoi derivati.

Fa parte della più vasta cerchia dell’inquinamento chimico dovuto all’introduzione di sostanze chimiche pericolose negli oceani e nei mari, come possono esserlo anche alcune creme solari.

Molto spesso questo tipo di inquinamento è accidentale e causato da incidenti di navigazione (collisioni, esplosioni, naufragi…) o durante le trivellazioni petrolifere.

Nel periodo che va dal 1970 al 2010 sono stati contati 1336 incidenti che hanno causato sversamenti compresi fra 7 e 700 tonnellate e 461 oltre le 700 tonnellate.

La consapevolezza dell’enormità dei danni che il petrolio causa sull’ambiente e sugli organismi marini ha portato, negli anni, a diminuire sensibilmente il numero di incidenti con sversamenti di petrolio in mare.

L’inquinamento del mare nascosto: quello acustico e luminoso

L’inquinamento acustico e luminoso nel mare vengono spesso sottovalutati o non considerati. In realtà provocano danni all’ecosistema marino a cui dovremmo prestare la giusta attenzione:

  • Inquinamento luminoso: la luce artificiale di navi, città e impianti industriali altera i cicli naturali di luce e oscurità degli ecosistemi disorientando la fauna marina.
  • Inquinamento acustico: è un nemico invisibile che altera i suoni naturali dell’ambiente e interferisce con la vita dei di mammiferi marini come balene e delfini che utilizzano l’emissione dei suoni comunicare, orientarsi e cacciare

Inquinamento petrolio

Foto di Roberto Sorin su Unsplash

Inquinamento del mare causato dalla plastica

Tappi, bottiglie di plastica, sacchetti, calcinacci, copertoni, mozziconi di sigarette: se non vengono smaltiti correttamente finiscono in mare.

Ogni anno si fa sempre più lunga la lista di balene, tartarughe o uccelli marini che ingeriscono oggetti di plastica o che vi rimangono intrappolati con conseguenze anche mortali.

Questo polimero sintetico è entrato a far parte della rete alimentare marina e sta impattando negativamente su molti degli ecosistemi marini come le barriere coralline e le foreste di mangrovie.

Secondo il report del WWF Italia: “Inquinamento da plastica negli oceani” il peso totale della plastica presente sul pianeta, equivalente a 8 miliardi di tonnellate, è il doppio del peso della biomassa di tutti gli animali marini e terrestri presenti sul pianeta.

Milioni di tonnellate di plastica finiscono nel mare

Secondo le stime, finirebbero in mare ben 8 milioni di tonnellate di plastica all’anno. È come se ogni minuto che passa venisse riversato in mare l’equivalente di un camion di plastica.

Ondate di detriti di plastica che si riversano in piccola parte sulle spiagge (15%), mentre il resto galleggia o giace sui fondali.

Esiste addirittura un’area del Pacifico, grande tre volte la Francia, che è stata ribattezzata Great Pacific Garbage Patch, o semplicemente isola di plastica, per l’enorme agglomerato di rifiuti che la intasa.

Gli effetti dell’inquinamento plastica sono spiagge ingombre di detriti, la fauna marina che diminuisce paurosamente e la comparsa di sostanze nocive nelle carni dei pesci.

Un altro killer dei nostri mari è rappresentato dalle attrezzature da pesca abbandonate, perse o dismesse, in particolare le reti, nelle quali rimangono intrappolate balene, delfini e altri animali marini che alla fine muoiono a causa della fame e delle lacerazioni.

Perché la plastica è un’emergenza mondiale

La plastica è un materiale durevole nel tempo, il suo utilizzo però è spesso di pochissimi minuti, ne sono un esempio le bottiglie in PET.

Quasi due terzi dei rifiuti plastici provengono da oggetti con una durata di utilizzo inferiore ai cinque anni: il 40% sono imballaggi, il 12 % beni di consumo e l’11% abbigliamento e tessuti.

Solo il 9% delle materie plastiche globali viene effettivamente riciclata, una percentuale minuscola considerando la produzione di circa 400 milioni di tonnellate all’anno.

Il nemico invisibile del mare: le microplastiche

La plastica non si degrada mai completamente ma si frammenta in microplastiche (del diametro da 1 μm a 5 mm) e nanoplastiche (inferiori a 1 μm).

Queste particelle che risultano essere invisibili all’occhio umano stanno creando numerosi danni alla biodiversità marina e non solo.

Anche se l’uso e la dispersione della plastica fosse eliminata, esiste la cosiddetta “coda lunga” delle microplastiche. La loro quantità nel 2050 sarebbe comunque doppia rispetto a quella attuale a causa di tutte le plastiche attualmente disperse

Come salvaguardare la salute dei mari

Rispettare e tutelare i mari è una scelta di vita.

Sebbene alcuni tipi di inquinamento del mare non possano essere controllati dai singoli cittadini (come l’inquinamento da petrolio, luminoso o acustico), ognuno di noi nella vita quotidiana può prendere decisioni che possono salvaguardare l’ecosistema marino.

Vediamone alcune:

  • Evitare bottiglie di plastica utilizzando borracce
  • Prestare attenzione alle creme solari che si utilizzano al mare
  • Preferire il turismo sostenibile
  • Partecipare a raccolte rifiuti in spiaggia, come quelle organizzate da Liberi dalla Plastica
  • Non disperdere rifiuti nell’ambiente
  • Scegliere di navigare con imbarcazioni attente all’ambiente

Possiamo inoltre scegliere di installare un purificatore d’acqua domestico nelle nostre case,  così da eliminare il consumo delle bottiglie di plastica, che costituiscono una delle principali fonti di inquinamento del mare.

I danni dell'inquinamento plastico del mare
Foto di NOAA su Unsplash