Il fast fashion, la moda usa e getta degli ultimi anni

Tra i settori chiave per un cambiamento sostenibile, quello della moda gioca un ruolo fondamentale. Specialmente a causa dell’ascesa del fast fashion. Una tendenza che ha raddoppiato la quantità di capi prodotti, abbassandone la qualità e riducendone i tempi di vita utili.

Un meccanismo dall’impatto ambientale negativo che genera tonnellate di rifiuti, composti per lo più da tessuti sintetici che rilasciano nell’ambiente dannose microplastiche.

Per sensibilizzare i consumatori verso pratiche più sostenibili, la legge SalvaMare introduce importanti modifiche sulle etichette di questi prodotti.

Che cos’è il fast fashion e qual è il suo impatto ambientale

Con il termine fast fashion si definisce la tendenza della “moda usa e getta” con cui vengono prodotti tantissimi capi con tessuti sintetici di bassa qualità. Questo meccanismo permette di acquistare vestiti a prezzi più bassi, aumentandone quindi la quantità, ma indossandoli per un tempo più breve rispetto a quelli realizzati con materiali di qualità.

Secondo i dati della Ellen Mc Arthur Foundation con il boom del fast fashion tra il 2000 e il 2015 il numero di abiti prodotti a livello globale è pressoché raddoppiato. La filiera produttiva impiega numerose risorse come fibre artificiali ricavate dagli idrocarburi e quantità ingenti di anidride carbonica che vengono disperse nell’ambiente (1,2 gigatonnellate solo nel 2015 secondo Joshua Howgego, giornalista di New Scientist).

Anche nel suo fine vita il fast fashion si dimostra poco sostenibile. Il 73% dei tessuti finiscono infatti in discarica, al ritmo di un camion pieno al secondo.

Tessuti sintetici vs ambiente

Oltre ai dati forniti dalla fondazione americana attiva su tanti temi ambientali, altre stime provenienti dagli USA raccontano di come l’inquinamento da microplastiche degli Oceani sia dovuto al 90% proprio dai tessuti sintetici.

Non solo quelli gettati a fine vita, ma anche dai capi ancora in possesso dei consumatori, regolarmente lavati in lavatrice. I tessuti sintetici, infatti, durante i cicli in acqua rilasciano microplastiche. Queste, attraverso gli scarichi, vanno a finire nei fiumi e nel mare, alimentando l’inquinamento plastico.

Secondo i dati dell’International Union for Conservation of Nature and Natural Resources riportati da un articolo di repubblica.it, le microfibre rappresentano il 35% delle microplastiche disperse nei mari. A ogni lavaggio, anche con risciacqui a basse temperature (30°) quasi la metà delle microfibre sintetiche rilasciate non vengono catturate dai filtri della lavatrice.

Fast fashion e tessuti sintetici

Limitare l’impatto del fast fashion con la legge SalvaMare

La legge SalvaMare, approvata il 9 novembre 2021 dal Senato della Repubblica, detta alcune importanti disposizioni per diminuire l’impatto ambientale del fast fashion.

Tra i suoi articoli, contiene infatti degli obblighi per sensibilizzare i consumatori verso il problema dei tessuti sintetici. L’articolo 12 riporta delle indicazioni sui prodotti tessili e sulle microfibre, definite come “particelle sintetiche di forma fibrosa, dalle dimensioni inferiori ai cinque millimetri”.

A partire dal 30 giugno 2022, qualsiasi prodotto tessile che rilasci microfibre durante il lavaggio, dovrà avere sull’etichetta delle note ben precise a seconda che sia previsto:

• Lavaggio a mano
• Lavaggio a secco

La dicitura citata nella legge SalvaMare recita: “Questo prodotto rilascia microfibre ad ogni lavaggio contribuendo all’inquinamento da plastiche del mare. Si consiglia il lavaggio (a mano/a secco) per ridurre il rilascio”.

I capi che possono essere puliti in maniera tradizionale riporteranno solamente la prima frase, senza nessun consiglio sul lavaggio.

Legge SalvaMare, i benefici

Con l’entrata in vigore ufficiale della Legge SalvaMare, si potranno limitare i danni causati dall’inquinamento plastico. Attraverso la comunicazione e la diffusione dei suoi articoli, l’impatto ambientale di alcune tendenze (come quella del fast fashion) potrà essere sensibilmente ridotto.

La prevenzione dell’abbandono di rifiuti in corsi d’acqua, laghi e mari, insieme alla gestione di rifiuti pescati e all’attivazione di campagne di pulizia, ridurranno gli effetti inquinanti dei tessuti sintetici.

Inquinamento del mare