Legge SalvaMare, come difende il Mediterraneo dalla plastica

L’approvazione della legge SalvaMare è del 2019 e permetterà di smaltire tonnellate di rifiuti plastici grazie all’impegno dei pescatori.

Ma che cos’è e in che cosa consiste la Legge SalvaMare?

Cos’è la Legge SalvaMare italiana

Il disegno di legge:

“Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell’economia circolare

è stato approvato il 24 ottobre 2019.

Rappresenta una rivoluzione green per le acque del Mar Mediterraneo che bagnano il Belpaese.

Con questo decreto si dà la possibilità ai pescatori di diventare parte attiva nel recupero e smaltimento dei rifiuti plastici presenti nei nostri mari.

Prima dell’approvazione del disegno di legge, se i pescherecci rinvenivano rifiuti nelle proprie reti da pesca, si trovavano costretti a gettarli nuovamente in acqua per non incorrere in reati e sanzioni.

Trasportando detriti plastici, i pescatori avrebbero dovuto pagare una tassa sullo smaltimento, rischiando perfino di essere accusati di possesso illecito di rifiuti, se trovati con detriti a bordo.

Cosa cambia con il Decreto SalvaMare

Con l’approvazione del decreto però la situazione è ben diversa.

Consci del prezioso contributo che le imbarcazioni per la pesca possono fornire alla lotta contro la plastica, è legittimato il loro ruolo di “spazzini del mare”.

Secondo le disposizioni della Legge SalvaMare, i pescherecci possono ottenere un certificato ambientale semplicemente trasportando nei porti i rifiuti recuperati.

Laddove sono allestiti dei punti di raccolta, i pescatori possono ricevere dei premi per il proprio contributo ambientale.

La plastica che galleggia in mare può rimanere intrappolata nelle reti dei pescherecci

I pescatori sono fondamentali contro l’inquinamento plastico

La pratica favorita dal Decreto SalvaMare italiano non è unica nel suo genere. Infatti, prende il nome di Fishing for Litter e nasce in Scozia 15 anni fa.

La norma ha l’intento di coinvolgere i pescatori nell’importante compito di salvaguardare l’ambiente marino.

Il meccanismo è molto intuitivo: quando nelle reti da pesca restano rifiuti e inquinanti, sono poi raccolti all’interno di appositi sacchi. I recipienti sono depositati in contenitori dislocati nelle aree vicino agli ormeggi.

Dato il grande successo dell’iniziativa, nel 2014 si è avviato un progetto a livello europeo denominato DeFishGear.

In soli due anni, una flotta di 124 pescherecci attivi tra Croazia, Grecia, Montenegro e Italia ha raccolto 122 tonnellate di rifiuti dal Mediterraneo.

Inutile dire che la maggior parte dei rifiuti è plastica.

Il Mediterraneo, in quanto bacino di acque semichiuso, è particolarmente inquinato. Oltre il 90% dei detriti che vi galleggiano derivano da oggetti plastici esausti, come bottigliette in PET e buste della spesa.

Flotta di navi per la pulizia della plastica

Varata la prima flotta antinquinamento

Visti i dati allarmanti di contaminazione delle nostre acque e valutati i risultati positivi dei progetti sperimentali di Fishing for Litter nell’Arcipelago della Toscana e in Puglia, il Governo Italiano ha deciso di fare un ulteriore passo avanti.

All’inizio del 2021, il ministero dell’ambiente ha sottoscritto con Corepla un accordo creando la prima flotta antinquinamento italiana. Composta da 32 unità navali specializzate di diverse dimensioni, la flotta si occuperà di ripulire le coste dai rifiuti.

Nove unità sono già all’opera nei porti di Genova, Civitavecchia e Salerno, garantendo un pronto intervento antinquinamento. Altri 19 battelli pattugliano luoghi strategici come foci dei fiumi e parchi marini protetti.

Tutto il materiale raccolto viene gestito da Corepla, il Consorzio Nazionale per il recupero degli imballaggi in plastica, che si occupa del riciclo e del corretto smaltimento dei rifiuti.

Da oggi, quando vi troverete in spiaggia, aguzzate la vista. Potreste scorgere le imbarcazioni spazzine del mare che ripuliscono le nostre acque dagli inquinanti plastici!

A quando l’attuazione della legge SalvaMare?

Nonostante l’approvazione del 24 novembre 2019, il decreto è ancora fermo a causa di alcune modifiche fatte nel novembre 2021 che attendono un’ulteriore conferma.

Fra queste modifiche fatte si sono aggiunte delle importanti disposizioni per ridurre l’inquinamento causato dai tessuti sintetici.

La legge SalvaMare, che ci chiede anche l’Europa, darebbe un impulso concreto e visibile alla lotta contro l’inquinamento della plastica.

Dopo oltre due anni di attesa l’associazione “MareVivo Onlus” chiede che venga approvata subito senza subire ulteriori ritardi e rinvii ingiustificati.

Se desideri accelerare i tempi della Legge SalvaMare firma la petizione che puoi trovare qui e guarda il video-appello del mondo del mare creato da “Mare Vivo”.