Allarme nanoplastiche nell’acqua in bottiglia degli Stati Uniti

Un recente studio della Columbia University di New York ha acceso un intenso dibattito in merito all’allarme nanoplastiche che si trovano nell’acqua in bottiglia.

Analizzando le tre marche più note degli Stati Uniti, attraverso uno strumento innovativo, i ricercatori hanno individuato centinaia di migliaia di nanoplastiche nell’acqua in bottiglia.

Un dato a dir poco allarmante che mette in luce la necessità di ridurre immediatamente i consumi delle bottigliette in PET.

Allarme nanoplastiche, dagli USA arriva lo studio shock

Il 2024 si è aperto con una notizia che ha scosso i consumatori di tutto il mondo. Un team di ricerca della Columbia University, coordinato dal professore Naixin Qian, ha scoperto che l’acqua in bottiglia può contenere fino a 370mila particelle di polimeri sintetici.

Le nanoplastiche nell’acqua hanno dimensioni infinitesimali e non sono quindi visibili a occhio nudo.

Per trovarne traccia gli studiosi hanno sviluppato un’inedita tecnologia capace di combinare l’azione di due laser che provocano la risonanza delle molecole. In questo modo è possibile calcolare le percentuali di plastica nell’acqua legate alle sette principali tipologie di polimeri sintetici oggi in commercio.

Lo studio, pubblicato l’8 gennaio 2024 sulla piattaforma del Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences) riporta che si trovano tra le 110mila e le 370mila nanoplastiche nell’acqua in bottiglia americana.

Plastica nell’acqua, qual è e come fa a essercene così tanta?

Dallo studio della Columbia University è emerso che la plastica nell’acqua più comune è il poliammide. A seguire, i valori più altri sono di un nylon che potrebbe essere rilasciato dai filtri di plastica con cui il liquido viene depurato appena prima di essere confezionato.

Nonostante i valori dell’acqua potabile siano tenuti sotto controllo al momento dell’immissione delle bottiglie in PET sul mercato, non vi sono verifiche durante la filiera di trasporti e stoccaggio.

Se esposti a fonti di calore dirette o schiacciate, i contenitori in polimeri sintetici subiscono il fenomeno di migrazione della plastica, che causa la diffusione delle nanoplastiche nell’acqua in bottiglia.

Ecco perché l’allarme nanoplastiche deve far riflettere sulle modalità di produzione e conservazione di questi packaging usa e getta.

La cattiva conservazione delle bottiglie in PET è causa di una potenziale migrazione della plastica

Allarme nanoplastiche, le conseguenze per l’essere umano

Consumando acqua in bottiglia che non è stata correttamente conservata (per esempio esposta a fonti di calore dirette o piegata) si incorre nel rischio di ingerire notevoli quantitativi di plastica.

Se con il termine microplastiche si intendono i frammenti di dimensioni comprese tra 5 millimetri e un micrometro, le nanoplastiche sono ben al di sotto di queste dimensioni.

Il 90% della plastica nell’acqua è di dimensioni infinitesimali e sarebbe in grado di attraversare i tessuti dell’intestino, fluire insieme al sangue e depositarsi su organi e placenta.

Acqua in bottiglia: per fortuna esistono delle alternative

Anche se l’effetto delle nanoplastiche sulla salute umana non è stato ancora verificato attraverso studi approfonditi, il consiglio è di cercare delle alternative, avendo la sicurezza di bere e cucinare con un’acqua di qualità.

Per favorire il benessere di tutta la famiglia Liberi dalla Plastica, con le sue iniziative dedicate ai comuni e alle aziende green, mette a disposizione di chi ne fa richiesta un purificatore per rubinetti per provare i benefici di ricaricare una borraccia.